La progettazione partecipata in Valdichiana Aretina

Si sono concluse lo scorso martedì 13 luglio le attività di progettazione partecipata nella zona Valdichiana Aretina. Nelle fasi precedenti del percorso, il Comitato di Partecipazione Zonale e la Società della Salute avevano scelto di dedicarsi all’ideazione di un percorso di attivazione e invecchiamento attivo della popolazione ultrasessantacinquenne.

Nell’ambito di 3 incontri online, il gruppo di lavoro si è quindi interrogato su quali fossero i profili delle persone anziane attivabili, ha immaginato il tipo di cambiamento desiderato nella giornata delle persone anziane e identificato le risorse del territorio da impiegare.

 

IL METODO: LA PROGETTAZIONE PARTECIPATA

 

Come trovare soluzioni efficaci a un problema complesso? In tanti modi sicuramente, ma mai da soli. Così, in questa fase di lavoro il Comitato ha adottato il metodo della progettazione partecipativa. Questo metodo, conosciuto anche come “co-design” è un approccio di progettazione dei servizi che parte dal coinvolgimento attivo di tutti i portatori di interesse/stakeholder (associazioni, cittadini, utenti finali, enti locali) con l’obiettivo di garantire che il servizio incontri i bisogni di chi ne beneficia e sia sostenibile per chi lo offre. Una forma di “co-progettazione” insomma, ma diversa dalle modalità che caratterizzano l’omonima procedura di evidenza pubblica già normata dal Nuovo Codice del Terzo Settore

 

I PARTECIPANTI

 

Un’attività, questa, che ha un grande potenziale generativo, ma che richiede di chiamare a raccolta attori diversi dagli interlocutori abituali, per godere di punti di vista nuovi e inaspettati. La preparazione agli incontri ha quindi richiesto un grande sforzo di promozione dell’iniziativa e di coinvolgimento da parte dei Comitati di Partecipazione, della Società della Salute e dello staff di progetto. Attraverso la pubblicazione di una manifestazione d’interesse e di un comunicato stampa, l’invio di mail e una serie di contatti telefonici mirati, la sperimentazione ha potuto beneficiare di un panorama ampio ed eterogeneo di partecipanti, composto da associazioni, cooperative, enti locali, reti informali, singoli cittadini. A questi si sono aggiunti anche gli attivatori e le attivatrici di comunità: persone appositamente formate da Cantieri della Salute, che sono state invitate a mettere in pratica le proprie competenze in materia di innovazione sociale e supportare la progettazione in zone geograficamente vicine o attive su tematiche di loro interesse.

 

Un momento della progettazione partecipata in Valdichiana Aretina

 

Ai tre incontri di progettazione hanno preso parte 32 persone. In particolare, oltre ai membri del Comitato di Partecipazione Zonale e agli Attivatori di comunità, e l’assessore del comune di Marciano della Chiana, hanno aderito alla manifestazione d’interesse le seguenti organizzazioni: Auser Cortona APS, Centro Sociale Terontola, Gruppo Archeologico Valdichiana, AIMA Firenze OdV, Istituto Comprensivo L. Signorelli di Cortona, Istituto Comprensivo Rita Levi Montalcini di Lucignano, Istituto Comprensivo A. Vegni – Capezzine, Istituto Omnicomprensivo G. Marcelli, Istituto Comprensivo Cortona 1 associazione A.I.D.O, Solidarietà Auser Camucia, Cooperativa Progetto5, Cooperativa Athena. 

 

GLI INCONTRI

 

Che cosa ci immaginiamo quando diciamo la parola “anziano”? Nella sua semplicità, questo termine comprende in realtà persone riconducibili a diverse fasce d’età, più o meno attive, con risorse e problematiche differenti. Per lo stesso motivo, anche le persone anziane non attive possono vivere in condizioni diverse: possono essere persone non autosufficienti, persone con una disabilità fisica, persone con demenza senile o nei primi stadi dell’alzheimer, persone autonome che vivono in solitudine. 

Dopo un primo incontro di conoscenza reciproca, il gruppo di lavoro si è quindi dedicato proprio a una definizione più chiara del target cui desiderava dedicarsi con il progetto: un prototipo di “anziano non attivo” di cui si è arrivati a immaginare la giornata tipo, insieme ai cambiamenti che si desiderava produrre attraverso il progetto. Da questo punto di vista è stato evidenziata l’importanza di non intaccare la “routine sana” dell’anziano (occasioni di socializzazione come fare la spesa o pranzare in famiglia, o momenti di cura personale come il pisolino pomeridiano) andando a concentrare la proposta di attività nella fascia oraria che va dalle ore 16.00 alle ore 19.00. Secondo i partecipanti, prioritario per favorire un invecchiamento attivo di qualità è anche non costruire un’offerta di attività meramente ludico-ricreative da proporre alla persona anziana per “tenerla impegnata”, ma favorire l’instaurarsi di relazioni di mutuo aiuto che vedano gli anziani parte attiva di una relazione di sostegno – costruendo così occasioni perché l’anziano possa davvero sentirsi utile e trovare un suo posto nella comunità, dando un senso pieno alla sua giornata.

 

Alcuni degli argomenti su cui ci si è confrontati durante la progettazione

 

Un ruolo facilitante in questo compito è stato riconosciuto agli anziani già attivi di fascia 65-80 – in particolare quelli già inseriti in contesti associativi – e ai numerosi Istituti Comprensivi che hanno preso parte al gruppo di progettazione, e che potrebbero promuovere il coinvolgimento dei giovani in queste attività. Anche per questo, l’ultima giornata la discussione si è articolata in tre tavoli di confronto, dedicati rispettivamente a immaginare:

1) Cosa possono fare i giovani per supportare l’invecchiamento attivo degli anziani?

2) Cosa possono fare gli anziani in favore dei giovani?

3) Cosa possono fare gli anziani (65-80) per supportare gli anziani over 80?

Molte le iniziative proposte su questi tre fronti, e molti gli attori identificati come alleati – come ad esempio le amministrazioni comunali della zona, gli Istituti Comprensivi, l’Università dell’Età Libera, la Conferenza Zonale dell’Educazione e le associazioni culturali del territorio. 

 

La lavagna virtuale usata in uno degli incontri di progettazione

 

Nei prossimi mesi, il gruppo di lavoro si dedicherà ad attività di test del prototipo di iniziativa ideata – con l’obiettivo di verificarne la funzionalità e di trarne modelli sostenibili e replicabili, anche grazie a un budget che Regione Toscana ha destinato alla sperimentazione delle nuove progettualità sviluppate nell’ambito di Cantieri della Salute. 

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